“Per crescere bene ci vuole un villaggio”.. E’ un proverbio africano che ho sentito tante volte in questi anni. Cosa significhi veramente, però, l’ho capito quando sono nati i nostri figli e io e Riccardo abbiamo iniziato a porci delle domande: come vogliamo educarli, in quale luogo vogliamo che crescano, che aria vogliamo che respirino.La risposta alle nostre domande è stata la scelta di farli crescere in un ambiente divertente ed educante, dove il valore fondamentale fossero le relazioni, lo stare insieme con gioia. Ora, tutti i pomeriggi quando, di ritorno dall’asilo, chiedo a Francesco, il mio bambino di tre anni, dove voglia andare, la risposta che ottengo è sempre la stessa: voglio andare all’oratorio.
Per Francesco venire all’oratorio è sempre occasione di grande gioia, perché li trova i suoi amici, perché può muoversi in piena libertà, può inventare giochi sempre nuovi.
Mi rendo conto che, insieme agli altri, riscopre il gusto dei giochi semplici, di una corsa nel prato, dell’erba strappata per preparare un “mangiarino”, del divertirsi senza bisogno di tanti giochi, perché la cosa più importante è stare insieme. Quando parla dell’oratorio Francesco non rammenta tanto i giochi o il gonfiabile o la casetta di legno, quanto piuttosto i suoi amici, le persone che lo frequentano e che lì incontra.
Io e Riccardo siamo felici di questa bella opportunità che gli è offerta e che abbiamo scelto per lui e per il suo fratellino. Ci meraviglia sempre vedere come bambini, anche di età molto diversa, riescono non solo a giocare insieme, ma anche ad aiutarsi reciprocamente: i bambini più grandi spesso controllano i più piccoli, li accudiscono, si divertono insieme a loro. E quando tutto va a posto, riesco anche a prendermi un caffè in santa pace al bar dell’oratorio.
Portare tutti i giorni i miei figli all’oratorio è impegnativo per me, perché rinuncio a fare altre cose, perché ho meno tempo per le varie attività casalinghe, perché nella nostra casa regna spesso in caos; nonostante tutto io e Riccardo siamo fermamente convinti dell’importanza di questa scelta per i nostri bambini, perché li fa crescere più felici, più aperti, perché gli parla di una comunità a cui fare riferimento e di cui credo che si sentano parte.