Leggere con occhi diversi

Nel corso degli anni cambiano le modalità con cui si legge, con cui si percepisce ciò che le parole vogliono dire e i bisogni; io ho attraversato un gran numero di questi cambiamenti e attualmente, anzi da qualche tempo, ho sul comodino la Bibbia e la sera prima di addormentarmi ne leggo qualche passo.

Certo, molti passi del Libro li ho letti in tempi diversi ed esso non è una novità per me.

Per esempio la lettura della Genesi fa parte della mia memoria: me la fecero leggere anche da ragazzino, più di quaranta anni fa (sono tanti); eppure l’altro giorno, proprio leggendo le prime righe di Essa:

“In principio Dio creò il cielo e la terra. 2Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”

sono stato attratto non da ciò che è scritto, ma da ciò che non è scritto e penso di dovermi spiegare.

Mi ha colpito non la Creazione, ma quel che c’era prima e in particolare: perché Dio ha deciso di creare? Sono il primo a rendermi conto della sterilità della domanda; però mi è nata in mente (o in cuore).

In realtà mi affascina l’idea che Dio abbia sentito un bisogno, una necessità: che gli sia spontaneamente nato un desiderio.

Mi piace pensare che in qualche modo ci possa essere anche in questo una certa affinità tra Creatore e creatura; infatti anche per tutti noi è certo importante il fare, l’impegnarsi, ma ciò che conta è quello che ci spinge da dentro, spesso inconsciamente: è il sentire spontaneamente la necessità di dover far qualcosa.

Per esempio l’amore: esso ha valore quando è dato e accettato perché se ne sente la spontanea necessità; che valore può avere altrimenti? Certamente non si può chiedere né di amare, né di essere amati.

Forse nella creazione c’è stato un atto d’amore assolutamente irrazionale e spontaneo e, appunto, l’idea che questo meraviglioso impulso di vita sia appartenuto inizialmente a Dio e che Lui lo abbia passato a noi mi piace tanto.

Giovanni

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