La catarsi

“…Mentre Gesù vi si recava, le folle gli si accalcavano attorno. E una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno, gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello e immediatamente l’emorragia si arrestò.

Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Tutti negavano. Pietro allora disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me».Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l’aveva toccato e come era stata guarita all’istante.

Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!»….”

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Questo brano mi ha colpito perché, pur nella sua brevità, è la rappresentazione di un messaggio universale di grande suggestione e potenza.

A quei tempi per legge la perdita di sangue rendeva la donna impura (secondo il Levitico) alla società, facendone una reietta ed emarginata fino alla guarigione e addirittura essa non poteva toccare persona o cosa perché avrebbe contaminato l’oggetto del contatto e viceversa; per quanto riguarda la donna dell’episodio, è facile immaginare che la durata della “malattia” e la povertà aggravassero oltre il tollerabile la sua situazione di emarginata, rendendola di assoluta e totale disperazione.

Una grande folla e Gesù in mezzo; è evidente che era pigiato, toccato, spinto e quant’altro e che c’erano anche voci, urla e rumori di ogni genere: una situazione di totale caos e disordine.

Si capisce che la donna doveva essere tutta coperta, per non farsi riconoscere e soprattutto che aveva premeditato quel determinato gesto, perché sarebbe stato più verosimile che essa fosse andata di fronte a Cristo e si fosse, magari, prostrata a chiedergli, urlando disperatamente, di essere guarita; la particolarità, la silenziosità, la discrezione e la delicatezza di quell’atto mi fanno pensare ad una, appunto, premeditazione spinta da una raggiunta assoluta purezza di sentimento (opposta alla conclamata “impurezza” fisica), da amore, e rendono il gesto irresistibile; la “forza” prorompe da Gesù contemporaneamente ad esso, involontariamente dallo stesso Gesù e come se non ci fosse nessun’altro oltre Lui e la donna.

Dunque, per quel che capisco, Gesù è stato un “tramite” tra l’esigenza profonda, assolutamente sincera e pura maturata nel cuore della donna e una “Potenza” superiore; Egli interviene a cose fatte, a sancire una necessaria e umana situazione: a tranquillizzare la donna che, molto comprensibilmente data la sua situazione, si sarà sentita non poco turbata e intimorita a dover uscire allo scoperto (ella ha trasgredito la legge vigente all’epoca).

Gesù è stato sia necessario, sia ininfluente alla guarigione: è evidente che il flusso guaritore sia da Lui scaturito spontaneamente, ma è altrettanto evidente che senza Gesù nulla sarebbe successo; dunque c’è nell’episodio una doppia valenza: Umana e Divina.

Il messaggio del brano, direi la sua universalità, è, a mio modo di vedere, nello “scambio” tra il flusso di sangue, che significa vita fisica, che è perso e il flusso di amore trascendente che guarisce la donna; infatti il perdere la vita fisica che la donna percepisce e che certo le procura una sensazione di panico sempre più buio (paura della morte) le apre un vuoto da colmare che le rende necessario e incoercibile il suo richiamo, l’anelito irresistibile, verso un Qualcosa che fisico certo non è; c’è dunque una dinamica di necessaria coesistenza, interazione e tensione tra una dualità di opposti: Puro e Impuro, Umano e Divino.

L’episodio può essere quindi interpretato come la rappresentazione di una catarsi dalla morte che avviene per tramite di Cristo attraverso un personale travaglio morale e fisico di enorme intensità.

Un’ultima osservazione riguarda il tempo (argomento a me caro): ci sono voluti dodici anni alla donna per percorrere il suo cammino; ai tempi di Cristo in un tale lasso di tempo la società in tutti si suoi aspetti e modalità restava abbastanza costante; questo non è più vero oggi, in dodici anni il mondo subisce mutazioni profonde e sopratutto imprevedibili che condizionano il rapporto con se stessi e con gli altri.

Giovanni

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