L’ULTIMA TENTAZIONE

Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo

seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione».

Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo.

Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

040compQuesto passo rappresenta, secondo me, il culmine della missione di Cristo: è stata la sua durissima lotta interiore contro la più cupa e insidiosa delle passioni umane, la paura, a dare significato alla Sua parabola terrena; si potrebbe dire che la paura sia stata l’ultima e più formidabile tentazione, anche perché conseguenza di essa è l’odio, quindi la debolezza nei confronti delle tenebre.

Mi piace pensare che Gesù fosse stato sempre libero in qualunque momento di tornare indietro, di rinunciare, e dunque la libertà di agire o no che Gesù ha dato a noi è la stessa conferita a Lui da suo Padre; questa libertà è come un legame che esiste tra Dio e noi tramite Cristo ed è anche per instaurare questo che Gesù doveva affrontare la sua ultima prova.

Le parole di Cristo sono più che struggenti; Egli nonostante sia in preda alla paura più cupa si rimette completamente alla volontà del Padre mostrando attraverso di esse un amore commuovente e una fede incrollabile; in quelle condizioni qualunque altra persona avrebbe chiesto direttamente di poter scansare l’evento e questo avrebbe significato una rottura ma Gesù chiede qualcosa di diverso: chiede di mantenere il rapporto, il disegno; chiede che gli eventi seguano comunque un respiro universale di cui Lui si sente strumento, e non è forse amore il mantenere la fiducia (..Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà..) nel momento più buio, quando la paura rende deboli dentro, quando la saldezza del cuore è minacciata?

Il Padre che manda l’angelo per confortare suo Figlio ma non lo fa interferire nella lotta, non è questo segno di fiducia e dunque di amore?

L’amore che vince sulla passione umana più subdola e tenebrosa, la paura.

Che senso avrebbe avuto la missione di Cristo senza questa lotta contro la paura la cui vittoria, per le sue modalità, sancisce il nostro legame con Dio tramite Lui?

E gli apostoli? Attraverso di essi, direi a loro insaputa, si legge un messaggio di grande verità, di quotidianità.

Essi non sanno che tutto il loro mondo cambierà a minuti; Gesù lo sa ma non glielo dice, raccomanda loro soltanto di prepararsi contro le tentazioni ed è questo il punto nodale: chi mai può sapere quando gli eventi mutano? Penso sia esperienza comune quella di ritrovarsi, anche senza eventi traumatici, privati dagli usuali e familiari riferimenti e dunque essere preda di angoscia e, appunto, di paura.

Tutta la nostra quotidianità è incernierata attorno a riferimenti, paradigmi che diamo per scontati come eterni e costanti ma essi non lo sono affatto e il loro mutare, o l’essere persi, è inerente al vivere e questo ci può scuotere pericolosamente; dunque l’intero passo mi appare ancora una volta come un aiuto ad affrontare quelli che sono i pericoli che derivano dalla nostre inevitabile debolezza perché la paura fa parte di noi, è inevitabile.

E’ come se Cristo con la sua vita, con il suo esempio, ci mostrasse che esiste in noi una forza, l’amore, talmente intensa da essere in grado di mettere ordine, dare senso e stabilità a quel nostro universo interiore che di per sé è un magma ribollente e questo significa darci il mezzo per affrontare le nostre inevitabili, perché connaturate nel nostro essere, debolezze: quale aiuto più grande?

E anche questa volta le parole che Cristo pronuncia mi fanno un effetto strano giacché le percepisco non come parole, ma come immagini e sensazioni: come porte che si schiudono alla luce e che possono essere attraversate.

Giovanni

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