Sabato pomeriggio ho portato, come quasi tutti i sabati, mamma a fare una passeggiata sul mare; la giornata era particolarmente bella per essere di ottobre, c’erano persone che facevano il bagno e tutti ci godevamo quella luce così pulita.
Avrei fatto qualunque cosa per fermare il tempo o per convincerlo a essere un po’ selettivo e a non travolgere ogni cosa, buona e cattiva, nel momento stesso in cui essa accade.
E allora mi sono reso conto, forse non per la prima volta, quanto sia immenso il Dono della vita proprio perché essa finisce, perché ogni situazione contiene il suo futuro nel presente; perché non siamo né padroni e né arbitri di essa.
E questi pensieri mi hanno fatto venire in mente quante volte, troppe, ho agito senza pensare, anzi dando per scontato qualcosa che non lo è affatto, e questa consapevolezza mi ha generato un’acuta, non gradevole, sensazione alla bocca dello stomaco, perché un grande Dono implica una grande responsabilità e io tante volte questa responsabilità l’ho scansata.
Ho quindi certamente perso irrimediabilmente qualcosa, nel senso che troppe volte non sono stato in grado di portare il fardello pesante che è il Dono della vita che mi è stato fatto; e allora mi è venuto in mente che forse non bisogna essere orgogliosi ma umili nell’accettare aiuto e che il messaggio di un Uomo venuto sulla terra 2000 anni fa forse consisteva anche nell’aiutarci a sopportare il formidabile peso di un immenso Dono.
Giovanni