Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella
terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia
e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce
spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella
spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce,
perché è venuta la mietitura».
Nel corso di tanti anni mi sono trovato spesso a riprendere libri in cui ho trovato
annotazioni che, pur fatte da me, stentavo a riconoscere nel loro pensiero
espresso: come se fosse stato qualcun altro, e in un certo senso è proprio così
per via del cambiamento costante in cui si è immersi.
Però è ovvio che qualcosa resta di tante letture e riflessioni ed è una sorta di
universo cangiante che esse hanno sviluppato e che permette di avere visioni
nuove e idee al mutare di noi e di quel che ci circonda.
Tutta questa lunga premessa perché da tempo ho nel computer il vangelo di
Marco e la mattina presto ne leggo qualche riga per vedere quale passo mi
risuona e anche se c’è una risonanza: non trovo mai lo stesso risultato.
L’altro giorno sono stato attratto dal passo che ho riportato in apertura perché
esso è molto attinente a quel che penso della Fede, per via della mia vita per
come si sta evolvendo, e a quanto essa debba essere voluta e cercata nel tempo,
senza fretta, avendo, paradossalmente, fede di trovarla.
Gesù mi ha, per così dire, parlato, dicendomi di stare tranquillo e di non forzare
ciò che deve dare i suoi frutti nel suo tempo, perché i semi ci sono ed è proprio
di questo che devo avere consapevolezza; infatti innumerevoli sono le volte che
sono preso da angosce e turbe lasciandomi andare a disperazioni, però sempre
c’è qualcosa, anche casuale, che mi riporta ad una sorta di quiete.
Ma come è difficile! Almeno per me.
Forse è la difficoltà di accettare di non essere il centro delle cose, di accettare e
accogliere con umiltà Qualcosa di infinitamente grande la cui potenza può solo
esplicarsi con l’essere accettata e questo penso sia la Fede.
Il passo rende con bellezza un’evoluzione che non può essere forzata, ma solo
accettata credendoci.
Non saprei dire perché trovo così difficile accettare pienamente e senza riserve
Qualcosa che mi si è resa evidente così tante volte, però è così e ogni volta che
ripiombo nell’angoscia e poi vengo consolato “rimprovero” me stesso; però vado
avanti pensando che sono un essere umano e debole che percorre un cammino e
che non deve avere paura di accettare una Mano sempre tesa.
Giovanni