CHE COSA RESTA?

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Ieri sera mi sono messo a riordinare alcune cose e, com’è ovvio, ho trovato degli oggetti che mi hanno riportato attraverso un vero e proprio viaggio nella memoria a diversi anni fa.

Per “fortuna” non sono stato preda, come tante altre volte, di considerazioni (in parte sempre le stesse) sul tempo che passa e quindi della conseguente inevitabile malinconia, perché ho sentito la necessità di un bilancio su come ho utilizzato gli anni e questo mi ha portato abbastanza lontano.

Certo, ho pensato, l’importanza della memoria è assolutamente oltre ogni commento, perché è solo tramite essa che eventi e sensazioni si conservano: ciò che non posso ricordare più è perso per sempre e allora mi sono chiesto, appunto, cosa resta delle innumerevoli azioni, cose, passioni, dolori, gioie e quant’altro costituisce il tessuto della vita? Possibile che molto debba andare perduto?

La domanda mi ha lasciato interdetto, o meglio il sospetto di quale potesse essere la risposta a essa, però poi mi sono reso conto che occorre intendersi su cosa significa “perduto”, perché il non ricordare, il non avere più, appunto, memoria di qualcosa non vuol dire averla perduta ma può voler dire che quella cosa (in termini generici) può esser diventata parte di me, appartenermi al punto di non riuscire più a discernerla separatamente e dunque come sono adesso può dipendere anche per una certa parte da quel che non ricordo più.

Questo pensiero, che mi ha un po’ tranquillizzato, mi è venuto perché ho la coscienza di non aver speso troppo male tanti anni; sicuramente potevo fare meglio, magari molto meglio, ma il rispetto che ho sempre avuto per il Tempo e per la Vita in generale pur nell’umana debolezza ha costituito una sorta di argine.

Ma c’è stato un altro punto che vorrei riportare e riguarda il mio rivolgermi alle Scritture quasi istintivamente; beh, ieri sera non ho trovato nulla che mi potesse servire e lì per lì mi è sembrato abbastanza strano (certo, magari non ho saputo vedere), però poi mi sono reso conto che è giusto e che deve essere così perché c’è una parte della nostra umanità che dipende solo da noi e che deve essere libera di poter decidere in un senso o nell’altro; è solo il sapere che c’è Qualcuno che ha fede in noi a poter fare la differenza, ma la scelta su come spendere gli anni, la vita, deve essere intrinsecamente umana.

Giovanni

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