Gli uomini non sono agitati e turbati dalle cose, ma dalle opinioni che essi hanno delle cose”. (Epitteto).
Con il passar degli anni le diverse e non sempre piacevoli vicende della vita mi fanno riaffiorare alla memoria frasi di persone ormai lontane, aforismi letti chissà quando, stralci di filosofia di varia natura, episodi lontani che dopo decenni acquistano un significato; come quando il mare turbolento agita la sabbia sul fondo facendo riaffiorare antichi, magari anche preziosi, reperti che sembravano persi.
Tutto questo lungo preambolo per dire che l’aforisma dello schiavo divenuto uno dei padri dello stoicismo mi è tornato alla mente quando ho dovuto sgomberare la casa della mia mamma.
Quella casa è stato il luogo dove ho dovuto ricostruire, dopo la morte di mio papà, un rapporto con mamma che per lunghi anni non è stato facile, come spesso accade; è stato il luogo che ha visto nascere e crescere mia figlia e che mi ha visto cambiare tanto; insomma come per tutte le case che sono state vissute per tanti anni sentivo fortissimo il disagio, il dolore, di doverla vendere e mi arrabbiavo con la ragione che mi faceva vedere chiaramente la necessità di farlo (l’eterno, insanabile, conflitto tra cuore e ragione).
Comunque sia il passo è stato necessario ma è stata inaspettata, almeno da me, la mia reazione a esso: non è stata tanto la calma, quanto la sensazione di un amore rinnovato tra me e mamma; come se la materia si fosse sublimata in qualcosa di più nobile e bello.
La casa con tutti i ricordi non è più un oggetto materiale ma è diventata una parte del mio cuore.
A priori mai avrei pensato alla possibilità di un tale cambio di prospettiva ma, in effetti, come si fa a predire le vie del cuore?
E sempre di fronte a queste testimonianze dell’infinita complessità dell’animo umano resto incredulo e per certi aspetti sgomento; nulla resta fermo: c’è un continuo, incessante, mutare che prescinde dalla nostra volontà.
Giovanni