AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO

 

Ci sono fasi della vita, periodi che tassellano un’esistenza; da tempo mi trovo a scrivere meno, a leggere meno ma a ripensare, casualmente e direi senza volere, in modo diverso molte suggestioni che ho avuto nel corso di tanti anni  e questa nuova modalità di rapporto con ciò che pensavo acquisito, ovvio, mi porta a visioni che sono a volte davvero stupefacenti; per esempio ho visto in luce diversa, e anni fa inconcepibile, il mito di Orfeo; però è della “frase” del titolo che vorrei parlare.

Penso che siano oltre la possibilità dell’enumerazione le volte ho citato, discusso, contestualizzato e quant’altro tale proposizione eppure, non ho vergogna a dirlo, mai mi è venuto in mente tale proposizione è un’uguaglianza tra due termini sancita da “come”, per cui non posso amare il prossimo se non amo me stesso e quest’osservazione mi ha aperto un orizzonte perché l’ho legata ad altri passi evangelici (“..non dare le tue perle ai porci..”, per esempio).

Io non potrò mai amare veramente altri se non ho armonia in me stesso, se non ho rispetto di me stesso e anche, perché no, cura di me stesso e del dono della vita che mi è stato fatto; se non ho maturato consapevolezza di ciò che sono, del male e del bene che sono in me, se non sono profondamente tranquillo con la mia coscienza, con “me stesso” fin nel profondo, ecco.

Il vivere pienamente la vita, avendo coraggio di affrontare quel che ci si può trovare di fronte.

Una società basata su questi cardini sarebbe legata in modo reciproco da strutture che non dipendono da agenti esterni, ma sarebbe fondata, appunto, sulla roccia.

Giovanni

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