Dalle Ecclesiaste (libro di Qoelet):
“ [15]Ciò che è, gia è stato; ciò che sarà, gia è; Dio ricerca ciò che è gia passato”.
Più passa il tempo e più frequenti sono le volte in cui mi sento struggere per la consapevolezza di quanto esso mi abbia portato via definitivamente; certo, spero di averne ancora di fronte abbastanza da potere avere ancora spazio per tante cose belle, se mi sarà concesso; però è vero che la maggior parte di esso mi è ormai alle spalle.
In questo stato d’animo ogni tanto cerco lumi, o consolazione, anche nelle Scritture; nel corso di questi “scavi” mi sono imbattuto nel versetto citato, che mi ha generato una reazione abbastanza anomala: inizialmente mi è molto piaciuto ma poi, riflettendoci, mi ha lasciato e mi lascia interdetto.
La prima parte, il piacermi, è stato una sorta di riflesso condizionato dovuto all’apprezzarne la sua visione del tempo, che il frammento rappresenta in accordo ad uno schema circolare; in fondo il cerchio è la figura geometrica per eccellenza da sempre e certo essa fa risuonare delle sensazioni profonde.
Però, mi è venuto da chiedermi, questa rappresentazione è aderente alla vita nella sua pienezza o è solo una pregevole astrazione, tra le tante?
Il tempo non può essere circolare perché se così fosse saremmo condannati all’immobilismo e questo è contro l’esperienza che dice che le cose, anche le più inpensate, accadono; invece esso si dipana e sviluppa attraverso le infinite dinamiche che la vita presenta in termini di conoscenze, occasioni, esperienze: è attraverso questo grande “mescolamento” che ogni istante crea gli infiniti presupposti per quello dopo e non c’è, nemmeno ci può essere, ripetitvità, come non ci può essere un cammino inverso.
Trovo, a dire il vero, una certa bellezza e anche inquietudine nell’immaginare che tra le infinite possibilità che ogni mio istante ha in sé io posso agire solo su poche; in fondo quello che posso fare è operare secondo coscienza e avere fede.
E ancora una volta la mente, più propriamente il cuore, si rifugia nelle commuoventi parole: “Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena».
Giovanni