Quarta: “Consolare gli afflitti”

Gli afflitti sono coloro che portano i segni del dolore sul
volto: addolorati, avviliti, abbattuti, depressi per una morte,
una malattia, un male incurabile e per problemi familiari
particolarmente difficili. Alcuni si sentono emarginati e tagliati
fuori dal posto di lavoro, dalla famiglia, dalle relazioni
quotidiane più comuni, dalle amicizie. C’è un’afflizione
essenziale, quella che Sant’Agostino indica con la nota
espressione: “Il nostro cuore è inquieto”. Possiamo precisare:
è afflitto, è sofferente. Questa afflizione essenziale consiste
nella mancanza di Dio e nella brama di avere Dio. E questa
afflizione essenziale può essere consolata solo dall’amore di
Dio. Il nostro cuore sarà inquieto finché non troverà riposo in
Dio e nel suo amore.
Come consolare gli afflitti? Non servono molte parole,
quello che vale veramente è visitare con discrezione, ascoltare
di buon grado, senza interrompere, fare nostre, con sincerità,
le pene degli afflitti, dimostrando che siamo vicini a loro,
senza affettazione, e pregare con loro lo Spirito Consolatore.
Sia accogliere per consolare come l’andare a consolare è
sempre un muoverci, un camminare verso il Golgota, dove è piantata la croce.
Paolo dice: “Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro
Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione,
il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi
stessi da Dio” (2 Corinzi 1,3-4). Consolare gli afflitti diventa
ora un impegno nostro: Dio ci consola, perché consolati da
Dio possiamo consolare gli afflitti, con lo stesso tipo di
consolazione con cui Dio ci consola. E poiché la consolazione
di Dio consiste nel suo amore, il testo può diventare: Dio ci
ama e così ci consola, perché amati e così consolati possiamo
testimoniare l’amore di Dio e così consolare altri afflitti.

PICCOLO ESAME DI COSCIENZA
– Sono attento verso coloro che stanno passando un brutto periodo? Ho una parola o un gesto di conforto per loro?
– Mi lascio consolare quando sono nei miei momenti più bui oppure mi rinchiudo in me stesso non permettendo a
nessuno di aiutarmi?

PER APPROFONDIRE
– Lettura di “A coloro che si sentono falliti” di don Tonino Bello
– Visione del film “The help”

GESTO CONCRETO
– Mi impegno a non girarmi dall’altra parte quando vedo qualcuno che soffre, giustificandomi col fatto che magari lui
vuole essere lasciato da solo.
– Faccio posto a Dio nella preghiera affinché mi consoli nei miei momenti tristi.

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